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Partita Iva: tutte le informazioni necessarie su come aprire una partita iva e quanto costa

Fonte: pmi.it • 18 marzo 2024

Partite IVA, confronto tra ditte individuali e autonomi per obblighi, costi, aspetti previdenziali e fiscali: guida pratica alla scelta più opportuna.

Aprire Partita IVA è il primo passo per avviare un’attività da lavoratore autonomo o come ditta individuale. Diversi gli aspetti da considerare per scegliere la prima o la seconda strada, soprattutto sul fronte fiscale e contributivo.

Inoltre, bisogna valutare costi e adempimenti, come l’iscrizione al Registro Imprese presso le Camere di Commercio, obbligatoria per le imprese individuali (artigiani o commercianti) ma non per gli autonomi.

Come aprire una Partita IVA?

Per aprire partita IVA si deve comunicare all’Agenzia delle Entrate l’inizio dell’attività entro 30 giorni, con apposita dichiarazione su modello AA9/12  (per ditte individuali e lavoratori autonomi) o modello AA7/10 (soggetti diversi dalle persone fisiche) nei quali va indicato il codice ATECO della propria attività. Possono utilizzare i due modelli, invece della Comunicazione Unica, i contribuenti non tenuti a iscriversi nel Registro Imprese presso le Camere di Commercio o nel REA, presentandolo entro 30 giorni: in duplice copia (o tramite persona delegata) a un qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate; in unico copia tramite raccomandata; per via telematica, tramite il software dedicati dell’Agenzia delle Entrate.

Come aprire Partita IVA online?

L’apertura della partita IVA online, o meglio la sua richiesta, può avvenire gratuitamente per via telematica tramite la compilazione del modello di inizio attività (modello AA9/12, modello AA7/10) e la successiva trasmissione (previa registrazione) attraverso il portale Fisconline pensato per le persone fisiche (compresi gli italiani residenti all’estero) che non possono registrarsi ad Entratel perché non hanno i requisiti e per le società ed enti che presentano il modello 770 Semplificato per un numero massimo di 20 soggetti.

Partita IVA: quale scegliere?

La partita IVA si può aprire come lavoratore autonomo o come ditta individuale. In termini di regime fiscale, invece, si può optare tra regime ordinario e regime forfettario (agevolato) se si fattura sotto i 65.000 euro annui, a prescindere dal codice ATECO dell’attività.

Chi può aprire una Partita IVA?

Prima ancora di spiegare chi può aprire una partita IVA è bene sottolineare chi sono coloro i quali hanno l’obbligo di farlo: i soggetti obbligati ad aprire partita IVA sono coloro che svolgono attività in forma autonoma (liberi professionisti o imprese di beni o servizi). Le Partite IVA intese come ditte individuali sono quelle di:

  •  artigiani se viene svolta un’attività manuale o professionale in modo artigianale;
  •  commercianti se l’attività viene svolta acquistando merci, poi rivendute (al dettaglio, online, etc.).

I professionisti con partita IVA che svolgono attività autonoma, quindi non soggetta a iscrizione camerale, possono invece essere iscritti in un Albo od Ordine Professionale, ma anche essere senza Ordine, come i consulenti.

Quanto costa aprire partita IVA?

L’apertura della partita IVA di per sé è gratuita. Chi avvia una ditta individuale deve però iscriversi alla Camera di Commercio, ed il diritto camerale costa circa 150 euro l’anno. Ci sono poi dei costi variabili in base al profilo del contribuente:

  • se si apre partita IVA in regime forfettario non si è tenuti a versare imposte se non quella sostitutiva al 15% sui guadagni maturati (il 5% fino fino al quinto anno), si deve solo considerare il costo INPS, in quanto si devono versare i contributi previdenziali nell’apposita gestione;
  • il libero professionista che esercita un’attività che prevede l’iscrizione ad un albo o registro, dovrà considerare anche questi costi (Notai, Commercialisti, Ingegneri, Avvocati e così via). I costi di iscrizione variano da albo ad albo;
  • per le ditte individuali i costi sono connessi all’iscrizione nel Registro Imprese. tramite la Comunicazione Unica (ComUnica) alla Camera di Commercio, che permette di iscriversi al Registro, aprire partita IVA, presentare la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) all’ufficio SUAP (Sportello Unico delle Attività Produttive) per le attività che lo richiedono e iscriversi ad INPS e INAIL (quando richiesto).

Quanto costa mantenere la Partita IVA?

Oltre ai costi di apertura, la spesa periodica per mantenere la partita IVA è soprattutto quella del commercialista vanno considerati anche i suoi costi (in media fino a mille euro l’anno, ma anche meno se si sceglie il regime forfettario, mentre si sale per la contabilità semplificata ed ancor più per quella ordinaria). Per i liberi professionisti ci sono i costi di mantenimento dell’iscrizione all’Albo.

Oltre a questo, si devono valutare infine le tasse e i contributi previdenziali, che cambiano in base alla tipologia di partita IVA aperte. Nel regime forfettario, in generale, i costi di gestione sono di gran lunga inferiori rispetto ad una partita iva in regime di contabilità semplificata.

Quanto costa al mese tenere la Partita IVA?

Il costo è del tutto variabile in base alla collocazione geografica, i compensi maturati, l’anzianità della partita IVA, la tipologia di attività svolta. Il minimo (con il regime forfettario) è di circa 500-1000 l’anno, a cui aggiungere i costi dell’imposta (IVA o sostitutiva).

Una società che ha una contabilità complessa avrà anche alti costi di gestione, rapportati ai volumi.

Quanto costa la Partita IVA se non fatturo?

Una partita IVA aperta può anche non fatturare ma sarà comunque soggetta ai costi di mantenimento in attività (fino alla chiusura d’ufficio dopo tre anni). Anche in questo caso, i costi variano in base all’attività. Un professionista senza cassa non avrà oneri a parte quelli INPS, ad esempio. Stesso discorso per il commerciante o artigiano.

Ovviamente, chi non fattura non dovrà pagare imposte non avendo un imponibile su cui applicare l’imposta. Restano invece da pagare i contributi previdenziali, anche a fatturato zero.

Quando non conviene aprire una Partita IVA?

La convenienza o meno della partita IVA è legata sostanzialmente ai volumi d’affari. I costi sostenuti devono essere proporzionati ai ricavi: al fatturato stimato, vanno sottratte le spese di avio ma soprattutto di mantenimento.

Diciamo che la partita IVA conviene aprirla quando si è certi di restare poco sotto la soglia di fatturato che garantisce il regime forfettario: in questo modo si pagano tasse molto contenute in proporzione ai ricavi effettivamente registrati. Di contro, se si incassa poco ogni anno, e non si è obbligati per via dell’attività svolta, allora non conviene scegliere questa strada, che preclude anche vantaggi discali come le detrazioni IRPEF.

Quali sono gli adempimenti per mantenere la Partita IVA?

Non ci sono adempimenti da rispettare per mantenere aperta la partita IVA, né vincoli legali. Tuttavia è bene sapere che le partite IVA inattive per tre anni di seguito vengono cancellate dall’Agenzia previa, comunicazione al contribuente. Per mantenere attiva la partita IVA dopo tre anni senza attività, bisogna rivolgersi all’Agenzia dell’Entrate per opporsi alla chiusura.

Quali sono gli obblighi fiscali da rispettare?

Le differenze a livello previdenziale tra imprenditori o autonomi riguardano, per i primi l’iscrizione all’INPS nella Gestione Artigiani o Commercianti.

Per i professionisti iscritti all’Ordine l’iscrizione alla cassa previdenziale di riferimento, mentre quelli non iscritti devono versare i contributi alla Gestione Separata INPS.

Sul reddito del lavoratore autonomo si paga l’IRPEF con principio di cassa: per la tassazione e le deduzioni conta il momento in cui i ricavi si incassano e i conti si pagano. Per l’imprenditore individuale, l’IRPEF si calcola sul reddito annuale, differenza tra ricavi dell’impresa e costi di competenza, indipendentemente dal momento del pagamento, sia per le fatture che per i costi. 

Per entrambi, il modello per la dichiarazione dei redditi è l’ex UNICO, ossia il Modello Redditi. Ci sono aziende o attività professionali ad alto rischio – per le quali è obbligatoria l’iscrizione INAIL, con gli oneri del caso.

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